OMR - Phase three
The first and second phase of the OMR Documentary and Reportage Project have ended. Phase three will start about June 2010. 20 Luglio 2010: Pur essendo in attesa delle decisioni da parte della Direzione dell'Ospedale Moscati, essendovi i primi mesi di Agosto un importante convegno triennale in Oceania, l'infermiera aveva ottenuto un periodo di ferie cambiando il suo con quello di un collega infermiere del reparto Cardiologia - UTIC. Ovvero il collega infermiere le aveva consentito di prendere il suo periodo di ferie, ovvero i primi 14 giorni di Agosto in cambio della seconda metà di Agosto. Dopo avere comunicato questo cambio ad una responsabile del reparto, abbiamo iniziato ad organizzare la partenza. Solamente oggi, 20 Luglio, abbiamo invece appreso che il collega infermiere, senza chiedere preventivamente autorizzazione alla collega a cui aveva ceduto il periodo di ferie. lo ha ripreso, a mio avviso irregolarmente e senza riguardo per quanto stavamo organizzando. Ritengo che questo comportamente, oltreché estremamente scortese, non sia corretto in quanto una volta ceduto il periodo di ferie ad una collega, è quest'ultima che ne diventa titolare ed è a questa che semmai avrebbe dovuto chiedere il permesso di riprendersi il periodo con un altro cambio. Questo per raccontarvi che la sensazione è che la mia collaboratrice sia stata trattata in modo insensibile non solamente dai dirigenti dell'Ospedale che ancora non si sono pronunciati sulle sue richieste (part time, aspettativa - oltre ogni decente limite temporale), ma anche, in questo caso da un collega. Speriamo che la coordinatrice del reparto voglia considerare il diritto dell'infermiera e riconfermarle il periodo di ferie che il collega le aveva ceduto oppure concedere ad entrambi lo stesso periodo. Per come stanno andando le cose ci sentiamo sempre più presi in giro. Perché è dall'inizio di quest'anno che andiamo avanti con promesse e continui rinvii senza senso. Nel frattempo i biglietti di viaggio diventano sempre più costosi, l'assicurazione sull'attrezzatura sta scadendo, come pure l'abbonamento del modem satellitare. Per tutto ciò ci troveremo costretti a chiedere un risarcimento all'Ospedale. Ci siamo infatti resi conto che le protratte negazioni delle nostre richieste sono avvenute anche durante i periodi in cui non c'era carenza di personale. Riteniamo pertanto, oltre che non circostanziate, pretestuose le motivazioni generiche addotte dalla Direzione. Non si comprende infatti quale senso abbia un nulla osta all'aspettativa previa sostituzione quando il personale è in servizio numeroso. La terza fase del progetto OMR 2010 sarebbe dovuta iniziare nel mese di Giugno 2010. La spedizione è stata interrotta lo scorso anno a causa della negazione della proroga di due mesi dell'aspettativa non retribuita all'infermiera Carmela Vigliotta, collaboratrice dell'ONG VPM http://ongvpm.org, da parte dell'Azienda Ospedaliera Moscati di Avellino diretta dal Dott. Giuseppe Rosato, presso cui lavora. La proroga è stata negata con generiche motivazioni "per prevalenti esigenze di funzionalità della struttura" e la negazione ribadita nonostante l'Azienda fosse stata messa al corrente dell'impegno in questo progetto e del fatto che alcune migliaia di euro investiti sarebbero andati in fumo. Con quei soldi avremmo potuto fare felici tanti bambini bisognosi. Queste risorse sono invece andate in fumo grazie al comportamento della Dirigenza dell'Ospedale Moscati di Avellino. Premesso che non fosse chiaro in che modo l'assenza di una infermiera, benché molto brava, avrebbe potuto compromettere la funzionalità della struttura, abbiamo posticipato la prosecuzione del progetto a Giugno 2010. La mia sensazione è che la Direzione Gestione Risorse Umane abbia confuso l'art. 12 del C.C.N.L. del 7 Aprile 1999 relativo all'aspettativa con l'Art. 7 comma 12 relativo alla pronta reperibilità dove recita: 12. Ai seguenti profili professionali è consentita la pronta disponibilità per eccezionali esigenze di funzionalità della struttura: a) personale del ruolo tecnico appartenente alla categoria B di entrambe le posizioni economiche B e Bs; b) personale del ruolo sanitario appartenente alla categoria D, livello economico Ds. 13. Le aziende potranno valutare con le procedure di cui all’art. 6, comma 1, lett. b) CCNL 7 aprile 1999, eventuali ulteriori situazioni in cui ammettere la pronta disponibilità, in base alle proprie esigenze organizzative. Nel frattempo l'infemiera ha chiesto un nuovo periodo di aspettativa ed il passaggio a part-time clclico su sei mesi all'anno. L'Azienda non ha neanche risposto in merito alla richiesta di part-time e la concessione dell'aspettativa è ancora sospesa nonostante le promesse verbali. In base a recenti delibere l'Ospedale Moscati ha disposto l'ingresso al lavoro, per mobilità regionale ed interregionale, di 12 infermieri che dovrebbero prendere servizio quest'estate. L'infermiera ha quindi chiesto di prendere in considerazione queste nuove risorse per concederle l'aspettativa. Ci auguriamo che con l'entrata del nuovo personale non vengano più addotte giustificazioni per insistere nella negazione dell'aspettativa senza assegni che è sancita dall'art. 12 del CCNL integrativo del comparto Sanità del 7 Aprile 1999. Tutto potrebbe ruotare attorno ai criteri con cui verranno destinati questi infermieri ai vari reparti dell'Ospedale. Con tutto ciò, non va persa di vista la considerazione principale ovvero che trattandosi di un'aspettativa non retribuita, lo stipendio non erogato all'infermiera costituirebbe una risorsa a disposizione dell'Ospedale. Tale risorsa potrebbe essere probabilmente impegata per ricorrere, almeno saltuariamente, all'utilizzo di personale esterno, qualora se ne presentasse la necessità. Le leggi finanziarie e regionali degli ultimi anni hanno ristretto e regolamentato la gestione delle risorse e l'assunzione di personale a tempo determinato e indeterminato anche in funzione dei risultati conseguiti dagli ospedali nel contenimento della spesa sanitaria. Da questo punto di vista l'Ospedale Moscati sembra essersi posizionato abbastanza bene. Tuttavia tali disposizioni non hanno limitato i diritti sanciti dai contratti collettivi di lavoro in tema di aspettativa. In altre parole, il blocco della mobilità o del ricorso al lavoro flessibile non è una esigenza di servizio e non può a nostro avviso essere utilizzato quale pretesto per non concedere i diritti sanciti dai contratti collettivi di lavoro. Rientra invece nel quadro normativo volto ad evitare ove possibile, lo spreco di risorse laddove sia possibile riutilizzare in modo più funzionale le risorse interne alle strutture. Ovvero le leggi in materia non hanno stabilito che non esista più il diritto di essere collocati in aspettativa perché gli strumenti a disposizione delle amministrazioni pubbliche sono limitati, ma hanno imposto la necessità di ristrutturare le risorse esistenti all'interno prima di fare ricorso a personale esterno. Ed è proprio in questa direzione che avremmo voluto si dirigessero gli sforzi dell'Azienda Sanitaria concedendo l'aspettativa non retribuita all'infermiera. Ristrutturando le risorse interne si potrebbe non solo non aggravare la situazione economica dell'Ospedale, ma anzi conseguire un risparmio. La Direzione Sanitaria potrebbe disporre, per venire incontro alle necessità dell'unità operativa, l'ingresso di un'infermiera in sostituzione, ma anche ricorrere a personale esterno solamente nei giorni in cui ciò risultasse veramente necessario. Questo comportamento virtuoso sarebbe perfettamente in linea con le direttive regionali e nazionali volte all'ottimizzazione delle risorse interne ed al contenimento della spesa sanitaria. La domanda quindi diventa: "Perché l'Azienda Ospedaliera non vuole risparmiare, concedendo l'aspettativa senza assegni? Un'altra domanda sensata è: Si stanno riducendo i posti letto o c'è il progetto di aumentarli? Certo è che se ci fosse un progetto per aumentarli sarebbe comprensibile che l'Azienda Ospedaliera si preoccupi di tenersi stretto il personale infermieristico. D'altra parte non sarebbe giusto negare l'aspettativa per un progetto serio e motivato come il nostro per assicurarsi la disponibilità di personale qualora i posti letto dovessero aumentare. L'infermiera ha anche chiesto un periodo di aspettativa in base al nuovo collegato al lavoro (Riforma Brunetta) A.S. 1167-B/BIS per avviare attività imprenditoriale. Le è stato anticipato che, appena il collegato al lavoro sarà approvato e pubblicato in Gazzetta Ufficiale le verrà subito concessa l'aspettativa per aprire la partita iva. In tal caso l'Ospedale dovrebbe riorganizzare le risorse interne o esterne per poterla concedere. Allora perché non concederla ora per realizzare questo progetto (ovvero, tecnicamente, si tratterebbe di aspettativa "per motivi personali") se lo sforzo organizzativo sarebbe lo stesso? Ci chiediamo quale meccanismo ci sia dietro a tante difficoltà e ci auguriamo che i legislatori, apellandoci in primo luogo al Ministro Brunetta, vogliano presto eliminare, o meglio circostanziare quella generica frase nei contratti di lavoro che recita "in relazione alle esigenze di servizio". Tale frase viene infatti spesso interpretata come un autorizzazione a negare qualsiasi richiesta di un dipendente, spesso senza mettere in atto quei meccanisimi logistici e organizzativi che permetterebbero di accoglierla. Il disegno di legge era stato già approvato ma è stato rinviato alle camere dal Presidente Napolitano perché conteneva norme ritenute pregiudizievoli per i diritti dei lavoratori. L'ultima versione è tuttora molto criticata e dovrebbe a breve essere discusa alla Camera dopo l'approvazione del Senato con modificazioni. Speriamo in ogni caso di poter confermare a breve l'avvio della terza fase del progetto. Personalmente, da professionista e da documentarista, ho l'impressione che proprio questi atteggiamenti delle amministrazioni nei confronti dei dipendenti pubblici e forse in generale tra dirigenti e dipendenti siano tra le principali cause della tanto discussa arretratezza del Sud Italia rispetto al Nord. Alla luce di questa frustrante esperienza ritengo che se si ha una passione o aspirazioni che vanno oltre la routine ospedaliera, per un infermiere una vita all'Ospedale Moscati sia un'esistenza buttata via. Perché riconoscere i diritti dei lavoratori, rispettare le esigenze di crescita professionale ed individuale significa formare cittadini più consapevoli più maturi e più amanti del proprio lavoro. In generale, il problema di lavorare per un'azienda che non ti gratifica sul piano umano o professionale e continuare a lavorarvi è come perdere al gioco e continuare a giocare perdendo ancora di più con l'illusione di rifarsi. Infatti, se alla fine si è costretti, sfiniti, a cambiare azienda bisogna iniziare tutto da capo. Vi sono indatti alcuni diritti, come una delle aspettative per esigenze di studio, che si conquistano dopo cinque anni di lavoro presso la stessa azienda. A Roma o in Toscana, diritti come l'aspettiva non retribuita vengono concessi in quanto tali ed anche se il personale impiegato non abbonda. Ciò in quanto diritti sanciti dal contratto e non si respira l'aria di un'atteggiamento sistematico di cercare di negare tutto a tutti, come se il diritto neanche esistesse. D'altra parte il personale impiegato, in condizioni normali, non è mai in eccesso perché se lo fosse sarebbe uno spreco di risorse. L'azienda può disporre delle risorse liberate (in quanto il dipendente in aspettativa non viene retribuito) per dotarsi, in caso di necessità, di altro personale. L'ARAN (Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni) su è pronunciata in merito al diritto all'aspettativa in caso di conferimento di contratto a tempo determinato (presso la stessa o altra azienda o ente del comparto ovvero in altre amministrazioni di diverso comparto o in organismi della comunità europea). La concessione deve essere fatta in ragione della possibilità dell'azienda di ricorrere, per la copertura del posto, ad un'altra assunzione a termine. Se questo concetto è valido nel caso in esame, la concessione dell'aspettativa per motivi personali, seppure non immediata ed automatica, potrebbe basarsi sulle stesse premesse. La flessibilità o il potere limitativo conferito alle aziende dalle clausole contrattuali non significa non rispetto dei diritti fondamentali, della qualità della vita, delle aspirazioni e delle tutele fondamentali dei lavoratori. Anzi flessibilità dovrebbe significare migliorare il rendimento dei singoli e quindi dell'intera azienda con nuove soluzioni, schemi più flessibili, trovando il giusto incontro tra le esigenze del dipendente e dell'azienda, sempre in modo umano, profondo, sensibile. Ciò risulterebbe in una maggiore efficienza, riduzione degli sprechi, ottimizzazione della produzione, e in lavoratori più contenti di andare a lavorare. Tutti le discussioni in merito alla concessione delle aspettative vertono sul potere delle aziende di negarla o meno. Ma il punto non è questo. Il diritto esiste ed è sancito dai contratti collettivi di lavoro. Il problema è nella misura e nelle modalità in cui deve essere esercitato. Quello che dovrebbe essere approfondito è perché alcune aziende lo concedano senza troppi problemi, organizzando le risorse interne, mentre altre lo negano quasi sempre. I sindacati sono i primi che dovrebbero lavorare su questo problema, invece che spesso scoraggiare i lavoratori, proprio per giungere ad accordi e sentenze che intervengano sulle modalità di esercizio di questo diritto. Dopo tante delusioni, una speranza di cambiamento si sta concretizzando con il sindacato RdB http://rdbcub.it ora Unione Sindacale di Base http://usb.it che si ripropone di ripartire con nuova energia per far rispettare non solo i diritti dei lavoratori in genere ma tutti quei protocolli e comportamenti virtuosi che le aziende dovrebbero già avere messo in atto perché sanciti da numerosi regolamenti, in buona parte scritti con buoni propositi, ma che spesso non vengono applicati.